FESTA MARIANA: Madonna Addolorata – Stabat Mater – 15 settembre 2022

Origini, storia del culto, devozioni popolari, preghiera “Stabat Mater dolorósa

La devozione alla Mater Dolorosa, molto diffusa soprattutto nei Paesi del Mediterraneo, si sviluppa a partire dalla fine dell’XI secolo. Fu Papa Pio VII nel 1814 a introdurla nel calendario liturgico romano fissandola al 15 settembre. La figura della Madre dei dolori che soffre per la Passione del Figlio ha dato origine a numerose rappresentazioni nell’arte, nella musica sacra e nella pietà popolare.

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Stabat Mater dolorosa – sequenza

La sequenza “Stabat Mater” (dal latino per Stava la madre) è una preghiera del XIII secolo attribuita a Jacopone da Todi.

La prima parte della preghiera, che inizia con le parole Stabat Mater dolorósa (“La Madre addolorata stava”) è una meditazione sulle sofferenze di Maria, madre di Gesù, durante la crocifissione e la Passione di Cristo. La seconda parte della preghiera, che inizia con le parole Eia, mater, fons amóris (“Oh, Madre, fonte d’amore”) è una invocazione in cui l’orante chiede a Maria di farlo partecipe del dolore provato da Maria stessa e da Gesù durante la crocifissione e la Passione.

Utilizzo liturgico

È recitata in maniera facoltativa durante la messa dell’Addolorata (15 settembre). Prima della Riforma liturgica era utilizzata nell’ufficio del venerdì precedente la Domenica delle Palme. Era molto popolare soprattutto perché accompagnava il rito della Via Crucis e la processione del Venerdì Santo.

(fonte: Papaboys)

Il canto

Isabella Costelloe ci propone la versione gregoriana dello “Stabat Mater“. E’ una preghiera a lei molto cara: un avvicinarsi a Cristo tramite sua madre; un percorso di redenzione e di grazia; una preghiera di grande consolazione, che spera possa essere d’aiuto anche ad altri.

Per seguire lo spartito del canto gregoriano “Stabat Mater”, clicca qui.

Stabat Mater dolorosa di G.B. Pergolesi

La storia ci spiega che Giovanni Battista Pergolesi compose il suo Stabat Mater, una delle pagine più sublimi di tutta la storia della musica sacra, solo qualche mese prima della sua morte. Il compositore di Jesi, destinato a morire a soli ventisei anni di tubercolosi, scrisse velocemente questo straordinario capolavoro dopo aver ricevuto nel 1735 l’incarico da parte di una confraternita laica napoletana, quella dei Cavalieri della Vergine dei Dolori di San Luigi al Palazzo, che l’avrebbero utilizzato durante la liturgia della Settimana Santa.

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